LISOLA DELLA
CARTA
Isola, dei Liri
prende il suo nome dalla particolare configurazione dei centro urbano racchiuso fra due
rami dei fiume Liri ed è posta in una valle ed è attorniata da colline con sullo sfondo
i monti Ernici; tale panorama è il degno anfiteatro delle due cascate, la Cascata
Verticale o Grande, alta 27 metri (seconda in Italia dopo quella delle Marmore in Umbria)
e quella del Valcatoio, ornamento e ricchezza, del paese. L'industria prevalente in Isola
dei Liri è quella della carta; cronisti fabrianesi parlano di cartai che nel XIV e XV
secolo emigrarono in luoghi (la città di Sora cui apparteneva Isola del Liri) dove l'arte
cartaria non era ancora conosciuta. Nel 1519 un "impressor di libri". Ottavio
Petrucci da Fossombrone cittadina delle Marche vicino Fabriano, ottenne dal Duca di Sora,
Guglielmo de Croy, la concessione delle vene di acqua esistenti nella località Camello,
oggi frazione dei comuni di Isola dei Liri, Sora ed Arpino, per impiantarvi una cartiera.
Tale fabbrica, che dal 1583 risulterà in possesso della famiglia Boncompagni duchi di
Sora dal 1580 al 1796 cessò l'attività alla fine del '700. Quando nel 1796 i beni dei
Boncompagni passarono per permuta al Regio Demanio, tra questi erano la Gualchiera, il
Molino e la Cartiera sita in Carnello. Con le stesse denominazioni vennero cedute a
privati dalla Real Cassa di Ammortizzazione, i primi due con atti dei 1824 e dei 1827 alla
Società Zino, Dalgas e C., l'ultima nel 1826 a Carlo Lefebvre. L'industria cartaria in
Isola dei Liri si poteva, quindi, considerare ormai in declino all'inizio del XIX secolo
allorché, sotto il regno di Gioacchino Murat, ricevette un nuovo impulso per opera dei
francese Carlo Antonio Beranger, che può considerarsi giustamente il pioniere e
l'animatore della moderna industria della carta locale. Egli con decreto 6 luglio 1812,
ebbe in concessione dal Governo Napoletano il soppresso convento dei Carmelitani di S.
Maria delle Forme in Isola del Liri Superiore (uno dei tanti che, dopo l'abolizione degli
ordini monastici, era venuto in possesso del Regio Demanio), per installarvi una cartiera
che sfruttava l'acqua di un canale derivato dal Fibreno, affluente di sinistra del Liri.
Nel 1818 il Beranger formò una società per azioni con altri oriundi francesi, e
precisamente Pietro Coste di Lione, Carlo Lefebvre di Pontarlier e Augusto Viollier,
determinando l'investimento di un notevole capitale circa 25.000 ducati. Morto il Beranger
nel 1822, i soci, incapaci di continuare la gestione dell'industria, cedettero
successivamente le loro azioni al Lefebvre, che in breve fece prosperare l'attività
cartaria. Questi nel 1826, come è stato detto altrove, acquistò dallo Stato gli edifici
e i diritti d'acqua dell'antica cartiera di Carnello che in breve divenne l'importante
succursale dell'opificio di Isola. Originariamente in queste due cartiere la carta veniva
fabbricata "a mano", e quando la macchina continua da carta inventata dal
francese Robert e perfezionata dall'inglese Donkin, venne a rivoluzionare l'industria
cartaria, il Lefebvre meccanizzò le sue cartiere, valendosi anche della forza motrice del
Fibreno. Intravedendo la possibilità di aumentare i propri guadagni, egli introdusse, nel
1827, nella sua cartiera in Camello la prima continua, che gli costò una
ragguardevole somma, nonostante l'esenzione dal dazio che il governo gli accordò.
A questo proposito, già nel 1829 Niccolò Miliani, proprietario delle rinomate cartiere
di Fabriano, parlava dei grandi fogli di carta fabbricati dalle macchine impiantate nelle
cartiere suddette. A Carlo Lefebvre, morto nel 1858, successe il figlio Ernesto che
impiantò intorno al 1865 la fabbrica di carta da parati detta S. Carlo, incrementando
così questa seconda attività industriale già intrapresa dal padre nei locali della
cartiera di Isola, che nel frattempo aveva assunto la denominazione di "Cartiera del
Fibreno". In tale fabbrica furono installate le prime macchine per l'impressione
delle carte da parati prima a quattro, poi a sei ed otto colori, fino ad arrivare nel 1880
a stampare ben ventiquattro colori; nel 1885 la "S. Carlo", comprendente 12.500
mq. di superficie, aveva raggiunto una rinomanza mondiale. I figli di Ernesto Lefebvre
furono costretti, per la loro cattiva amministrazione, a chiudere nel 1888 le due cartiere
di Carnello e del Fibreno, cedute poi in fitto rispettivamente a Gabriele De Caria &
C. nel 1891 ed alla Società delle Cartiere Meridionali nel 1892. Successivamente, con
contratto stipulato nel 1903 e perfezionato nel 1907, la Società delle Cartiere
Meridionali, proprietaria della "Cartiera dei Liri", già Sorvillo, si
assicurava definitivamente il possesso della "Fibreno" e delle sue pertinenze,
mentre la fabbrica di Carnello veniva acquistata dall'affittuaria Società G. De Caria
& C. nel 1909. La fabbrica di S. Carlo, invece, affittata nel 1912 ad una società
produttrice di libretti di carta da sigarette, fu gravemente danneggiata dal terremoto dei
13 gennaio 1915 e, in seguito, fu demolita. I Lefebvre uscivano così definitivamente
dalla scena di Isola dei Liri, ma il loro nome, ormai era inscindibile dalla storia
dell'industria locale. In ordine cronologico, dopo quelle dei Lefebvre, le più antiche
cartiere di Isola del Liri furono: quella di Pietro Coste di Lione, già socio dei
Beranger nella cartiera di S. Marla delle Forme, sorta nel 1821 nella località Nibbio (in
seguito cartiera Viscogliosi), quella di Giuseppe Courrier sorta nel 1832 in un'isola
minore che il braccio sinistro del fiume forma nel circuire Isola del Liri vera e propria
(oggi cartiera A. Mancini), la "Cartiera del Liri" di Natale Sorvillo sorta nel
1844 nella località detta poi Borgonuovo ed infine quella di Giuseppe Sarra sorta nel
1850 in vicolo della Mola, nei pressi dei castello ducale, in seguito alla trasformazione
di un'officina meccanica preesistente che produceva macchine per cartiere. In epoca
successiva vennero le cartiere Roessínger in località Vadurso (in seguito cartiera E.
Boimond), Coccoli in località Valcatoio (successivamente cartiera G. Questa e C. e poi
Cartonificio A. Bottaro), sorte entrambe per trasformazione di stabilimenti lanieri già
esistenti, quella dei fratelli Giovanbattista e Angelo Mancini sorta nel 1888 in località
Trito (oggi Cartiera P. Mancini), quella di Giuseppe Costantini sorta nel
1927 tra le località Chiastra e Cortina, lungo la strada per Castelliri, e l'opificio
della Società Cartoni Liri (oggi in affitto alla Cooperativa Liri '85), costruito nel
1958 in contrada Manera. Agli inizi del nostro secolo Isola dei Liri aveva pienamente
acquisito i caratteri della città-fabbrica: da sobborgo operaio di Sora si avviava a
diventare il centro industriale più importante della zona. I difficili anni dell'ultimo
conflitto mondiale vennero ad interrompere i brillanti risultati conseguiti
nell'anteguerra dalle industrie cartarie isolane, che furono gravemente danneggiate dai
bombardamenti aerei e, in seguito, nel maggio del 1944, dalle truppe tedesche in ritirata,
che operarono la distruzione dei principali macchinari ed impianti di produzione,
incendiando gran parte degli stabilimenti. Negli anni della ricostruzione postbellica le
cartiere di Isola dei Liri hanno saputo con notevoli sforzi risollevarsi dai danni
materiali inferti loro dalla guerra, grazie anche a vane forme di finanziamento. Alcune di
esse, seguendo la rapida evoluzione tecnologica registrata nel dopoguerra, hanno adottato
nuovi macchinari per la fabbricazione della carta, computers ed automatismi sofisticati,
che hanno permesso di raggiungere, in questi ultimi anni, un tale incremento della
produttività da rendere competitivi in campo internazionale i loro prodotti e da
salvaguardare e incrementare il livello occupazionale.
(Testo di Stefano Mancini)
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